«La Ricerca? È passione» Intervista alla Dottoressa Alessia D’Aloia
Cordovado, 29 luglio 2023
Tutto è pronto, il computer è collegato, la videocamera funziona, il condizionatore anche. È un sabato mattina di questo caldissimo luglio, oggi avremo la possibilità di incontrare Alessia D’Aloia, la Ricercatrice che sosteniamo quest’anno in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano. Sono sempre molto interessata e curiosa di conoscere i Ricercatori che finanziamo con la nostra Associazione. È un momento significativo, crea un link fra i donatori, che rappresentiamo, e i giovani scienziati che dedicano le loro conoscenze, le loro competenze a un lavoro che, il più delle volte, porterà dei risultati nel lungo periodo. Per me, che lavoro in un contesto in cui gli obiettivi sono a volte quotidiani, è uno stimolo importante, è guardare avanti, mantenere una prospettiva, una visione che va oltre oggi, nello spirito degli obiettivi della Associazione: trovare una terapia al tumore cerebrale. La connessione funziona, inizia la nostra conversazione, ci raccontiamo in breve chi siamo, perché abbiamo costituito Il dono di Rossana, cosa ci spinge a credere nell’importanza della ricerca. Alessia appare subito a proprio agio, una giovane ed empatica donna, sorridente, brava divulgatrice, appassionata, ambiziosa. Un bell’incontro, in cui la nostra scienziata ci racconta della sua ricerca, di cosa l’ha spinta a intraprendere questo percorso.
Alessia D’Aloia, nata a Milano nel 1989, laureata in Biotecnologie Industriali all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, PhD in Scienze Biologiche presso la medesima Università dove oggi lavora e sviluppa il suo progetto.
Alessia, ci puoi spiegare in parole semplici, in che cosa consiste il tuo progetto di ricerca? Il mio progetto di ricerca verte sullo studio del ruolo della proteina RalGPS2 nella patogenesi e/o progressione del glioblastoma multiforme (GBM). Il GBM infatti è un tumore al cervello molto raro e altamente recidivante, con un’incidenza annuale di circa 1/33.000, ma è il tumore al cervello più comune e aggressivo, associato a un’infausta prognosi e sopravvivenza, che rappresenta un problema medico impegnativo per i neuro-oncologi. Poiché non esistono trattamenti risolutivi per il GBM, la scoperta di nuove molecole in grado di controllare la progressione tumorale rappresenta un importante argomento di ricerca. RalGPS2, infatti, sembrerebbe essere coinvolto nella regolazione dei meccanismi di proliferazione e motilità nelle cellule di GBM, che sono poi quei fenomeni che danno origine alle recidive. Inoltre, RalGPS2 è uno dei principali attori coinvolto nella formazione di strutture chiamate nanotubi traforati (TNT). I TNT sono come delle autostrade che collegano le cellule tra di loro, attraverso queste autostrade passano le macchine cioè le molecole che possono trasferirsi da una cellula all’altra. Attraverso i TNT le cellule di GBM possono scambiarsi molecole che gli conferiscono la resistenza ai chemioterapici e dunque dare in seguito luogo alle recidive.
Cosa ti ha spinto a concentrarti proprio sulla lotta al tumore cerebrale? Sicuramente trovare nuovi bersagli molecolari per contrastare il tumore cerebrale rappresenta una sfida molto ardua, infatti il cervello è l’organo più complicato del nostro corpo di cui sappiamo ancora ben poco. Più la sfida è ardua più questo stuzzica la mia curiosità e la mia voglia di capire come funziona un determinato processo e di raggiungere il traguardo. Inoltre nel caso specifico del GBM urge ampliare la conoscenza biologica di questo tumore per cercare di trovare nuove terapie mirate.
A che punto è, in base alla tua esperienza, la ricerca in tale ambito ? La ricerca nell’ambito dei tumori cerebrali sta compiendo passi avanti per esempio nell’ambito dell’immunoterapia che è sicuramente una delle frontiere per il trattamento di questo tipo di tumore.
Quali sono secondo te gli obiettivi che concretamente si può sperare di raggiungere da qui a 5/10 anni nella ricerca sul tumore cerebrale? Penso che la ricerca sui tumori cerebrali nei prossimi anni si concentrerà principalmente su approcci terapeutici combinati volti a rallentare il decorso della malattia.
Cosa ti piace di più della ricerca? Il fatto che ti premetta di dare una risposta a molti perché, è la chiave per scoprire come siamo fatti.
E cosa eviteresti volentieri? Il precariato.
Il dono di Rossana, come sai, è un’associazione nata per volontà dei genitori di Rossana Milazzo, una giovane ragazza di 26 anni che ci ha lasciato circa cinque anni fa per un tumore cerebrale. Che cosa significa per te sapere che il tuo progetto di ricerca verrà sostenuto da questa Associazione? Per me questo significa molto ed è un grande onore per me essere sostenuta da questa Associazione nata da persone che credono fortemente nel valore della ricerca. Questo è un potente stimolo aggiuntivo per dare il meglio di me ogni giorno nel mio lavoro di ricerca.
Cosa vorresti dire alle persone che scelgono di donare a sostegno della ricerca scientifica? Vorrei innanzitutto ringraziarle, il vostro sostegno è fondamentale ed assieme alla ricerca è il motore che permette il progresso in termini di salute individuale e collettiva. Il vostro contributo è fondamentale per l’individuazione di nuovi bersagli molecolari e per lo sviluppo di terapie mirate.
Vuoi raccontarci qualcosa di te, come hai scelto di fare la ricercatrice, quali sono le tue passioni, come trascorri il tempo libero? Ho sempre voluto fare il ricercatore per soddisfare la mia curiosità di capire il perché delle cose, di come funziona il nostro organismo e le cellule del nostro organismo. Penso che la curiosità sia la linfa vitale della ricerca scientifica. Per quanto riguarda le mie passioni, oltre alla scienza mi piace molto leggere e di solito trascorro il mio tempo libero leggendo.
Come ti vedi fra 10 anni? Mi piacerebbe essere a capo di un mio laboratorio di ricerca e fare carriera accademica, trasmettendo ai miei studenti la mia passione verso questo lavoro.
Se ti chiedessi di sintetizzare in una frase o in una parola il tuo lavoro di ricercatrice, cosa diresti? Passione
L’intervista si chiude con i saluti di rito, l’augurio per la prosecuzione del lavoro e l’auspicio di continuare a trovare sempre nuovi finanziamenti per i progetti. A video spento e incontro concluso sono emozionata, siamo in buone mani, penso, i nostri giovani Ricercatori ci aiutano a continuare a coltivare la speranza, quella di trovare una terapia al tumore cerebrale, perché altri giovani, colpiti dalla stessa malattia di Rossana, possano avere la speranza di guarire.
Grazie Alessia.
Maria Teresa Innocente