Il dono è la risposta

Rossana era una bella e giovane donna. Sprizzava vitalità ed energia contagiose. Era una ragazza solare e generosa che irradiava una luce speciale. Era innamorata della vita, Rossana, della quale ha accolto con coraggio ogni risvolto. Se n’è andata a 26 anni per un cancro al cervello, contro il quale ha lottato con la grinta di una leonessa. E in quegli anni di lotta dura e difficile, ma anche di vita piena e ricca di relazioni positive, Rossana tante volte ha confidato a chi le era accanto che avrebbe voluto dedicare tempo e risorse a chi si fosse trovato a percorrere il suo stesso calvario. Perché la malattia non l’ha mai portata a ripiegarsi sul suo dolore, non l’ha resa insensibile alla sofferenza altrui. Anzi, più il male progrediva e più lei sapeva guardare avanti e guardarsi attorno e, nella sua ricerca di dare un senso a quanto le stava accadendo, ha maturato ogni giorno di più uno sguardo aperto sul dolore dell’altro.

Rossana è stata un dono per chiunque l’abbia incontrata. Un dono che continua ancora oggi, grazie a quanti hanno voluto raccogliere la sua eredità e dare vita all’associazione “Il dono di Rossana”. Un’associazione di volontariato che si prefigge di raccogliere fondi da destinare alla ricerca sul tumore al cervello, perché altri giovani colpiti dalla stessa malattia di Rossana possano avere la speranza di guarire.

La ricerca è l’unica strada contro questa malattia che, fino ad ora, pare non lasciare scampo. Il cancro al cervello è la terza causa di morte nei giovani, dopo gli incidenti stradali e la leucemia: la sopravvivenza non va quasi mai oltre i 5 anni dalla diagnosi. Ma l’esiguità dei casi (si parla di circa 7 mila nuovi malati l’anno) rispetto ad altre neoplasie fa sì che le risorse destinate allo studio di questa patologia siano scarse. Il tumore cerebrale è, oggi, orfano di terapia e di ricerca: si combatte solo con la chirurgia, la chemio e la radioterapia.

Ecco perché è importante raccogliere fondi per la ricerca, ma è anche importante sensibilizzare l’opinione pubblica. Il silenzio uccide due volte. Di questa malattia bisogna parlare, le persone ammalate non vanno lasciate sole, le loro famiglie vanno sostenute. Perché tutti i malati hanno il diritto di coltivare la speranza, il dono più prezioso. Questo è “Il dono di Rossana”: speranza, cura, generosità, attenzione, solidarietà per tanti giovani ammalati e per le loro famiglie. Ma anche riflettori puntati su una malattia dimenticata.

“Rossana avrebbe voluto donare il suo tempo agli ammalati, il suo denaro alla ricerca – confida sua mamma, Maria Teresa –. Ha autorizzato ogni medico che l’abbia avuta in cura a utilizzare le sue cartelle cliniche, affinché la sua malattia fosse fonte di speranza per altri”.

Aiutateci a far sì che il suo desiderio trovi compimento. A far sì che la sua giovane vita porti ancora, e a lungo, buoni frutti: frutti di speranza, di cura, di attenzione, di solidarietà. Frutti di bene. Aiutateci a dare un significato alla partenza di Rossana. Perché la morte non abbia l’ultima parola. E perché la vita vinca ancora e sempre.

Sabina Fadel, giornalista

Trasparenza