Contatti dell’associazione

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Cercando un perché

Una riflessione di Don Giuseppe Tanzella-Nitti, Ordinario di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma.

L’evangelista Giovanni ci narra l’episodio della morte di Lazzaro, a Betania, riportandoci la conversazione fra Gesù e le due sorelle di Lazzaro, Marta e Maria. «Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: “Dove l’avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Vedi come lo amava!”. Ma alcuni di loro dissero: “Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?”» (Gv 11,32-37).

Le parole di Maria e la domanda dei Giudei lì presenti sono oggi, di fronte a Dio, anche le nostre parole e la nostra domanda. Signore, se tu fossi davvero con noi, non avresti permesso che Rossana vedesse terminare così prematuramente la sua giovane vita. E anche insieme ti chiediamo, “Tu che hai compiuto e che compi tanti miracoli, non potevi fare in modo che lei non morisse?”. Gesù apparentemente non risponde a queste nostre parole, come non lo fece a Betania. La sua risposta, per noi oggi qui, non è quella che l’evangelista riporterà di lì a poco, quando Gesù trarrà fuori dal sepolcro il suo amico Lazzaro, restituendolo alla vita fisica. Gesù non ha fatto e non farà questo con la nostra Rossana, accettando così perfino il giudizio di insensibilità che potremmo rivolgergli o lasciandoci nel dubbio sulla sua vera presenza in mezzo a noi.

La risposta che Gesù ci offre è quella che Giovanni riporta nel corso del colloquio: «Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Vedi come lo amava!”». Oggi non abbiamo altre risposte che questa al dolore per la perdita di Rossana. È il pianto di Gesù e la manifestazione dell’amore con cui ama ogni essere umano che passa dalla vita terrena alla morte. Oggi è a questa risposta che noi ci aggrappiamo, è su questa risposta che vogliamo mantenere viva la nostra fede. Gesù piange. Gesù ama una persona giovane che perde la vita. A questo amore noi ci abbandoniamo e abbandoniamo Rossana. Di questo amore siamo certi. Come siamo certi che questo Amore ha creato il mondo. Alla sincerità delle lacrime di Gesù noi crediamo, lacrime come le nostre e insieme alle nostre. Questo amore non può mentire, anche se non abbiamo visto, nei mesi trascorsi, il miracolo che abbiamo invocato. Gesù si unisce ai nostri sentimenti e li condivide con noi. Apparentemente, con noi, non fa altro che questo. Ma è la sincerità con cui unisce il suo dolore al nostro dolore che ci spinge, ancora una volta, ad ascoltarlo e a credergli, quando dice a noi, come a Marta di Betania: «“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?”. Gli rispose [Marta]: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”» (Gv 11,25-27).

Ti affidiamo, Rossana, all’amore misericordioso di Gesù, alla sincerità delle sue lacrime per te. (10 agosto 2018).

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Scienza e fede al tempo del Coronavirus di Don Giuseppe Tanzella-Nitti

Settimane particolari, inedite, quelle che stiamo vivendo. Per quasi tutti noi un’esperienza che potrebbe avere come punto di paragone, per la globalità e le misure intraprese, solo i tempi che caratterizzarono l’ultima guerra mondiale, così come li abbiamo sentiti raccontare dai nonni, nel mio caso dai genitori. Tutto il mondo è coinvolto. Ma lo è anche tutto l’uomo, la persona intera. Ricerca scientifica, emozioni, sentimenti, rapporti, convinzioni personali. In una parola, ci poniamo domande scientifiche, ma anche domande esistenziali, che interpellano la fede di coloro che credono che la storia e il mondo siano retti da un Dio creatore. C’è un modo specifico, mi pare, in cui scienza e fede stanno entrando oggi in rapporto, nel tempo del Coronavirus. Lo noto dalle domande che molti mi hanno rivolto in questi giorni. Ma esistono anche alcune opportunità, che emergono in queste circostanze e non sarebbero emerse in momenti diversi.

Ciascuno di noi ha già ricevuto e riceve continuamente, attraverso il social network, commenti, consigli, raccomandazioni, incoraggiamenti. Esistono già varie analisi, alcune profetiche perché proposte nel passato, come quelle di Bill Gates; altre che proiettano come sarà il nostro futuro, a livello economico, psicologico, sociale. E ci sono le statistiche quotidiane, che non sono proiezioni ma fatti reali di persone che stanno lavorando, lottando, e in molti casi, purtroppo, anche morendo. In linea con i temi di cui ci occupiamo di solito su queste pagine web, desidero solo parteciparvi due domande, che mi sono state rivolte in questi giorni. Perché Dio permette tutto questo? (qualcuno, in modo ancora più diretto, mi ha chiesto perché Dio ha creato il Coronavirus?). E, ancora, a cosa serve pregare? Dagli studi TV di un’emittente nazionale, un matematico impertinente ha qualificato la preghiera come superstizione, ed ha definito come medievale (sic!) un paese come il nostro ove la gente si raccoglie a pregare, dichiarando che la soluzione del problema spetta alla scienza. Ed ecco riaffermata un’opposizione dialettica fra le due cose.

Il Coronavirus, come le epidemie del passato, i terremoti o gli tsunami, suscita l’interrogativo sul senso del male fisico, quello non causato dalla cattiveria del malvagio, ma dai processi della natura, di cui siamo parte. Non essendovi un nemico da disarmare, è Dio che finisce presto sul banco degli imputati. Le risposte che i credenti e la tradizione cristiana hanno fornito lungo la storia sono state diverse, anche a seconda delle epoche storiche e della cultura a cui si dirigevano. In passato si parlava di punizioni divine, soluzione dalla quale Gesù stesso prende le distanze (cf. Lc 13,1-5). Altri, ripropongono le riflessioni di Agostino di Ippona e di Tommaso d’Aquino: Dio non è la causa del male, ma lo permette per trarne un bene più grande. Soluzione più ragionevole, che lascia tuttavia più d’uno insoddisfatto, se si pensa al prezzo che il bene più alto giunge a costare. Altri ancora osservano che lo scandalo del male può notarlo solo chi ha aspettative di bene, chi si attende un mondo dove trionfino
giustizia e pace, e dunque affermerebbe implicitamente la speranza nell’esistenza di un Dio che ristabilisca tutto ciò. Per il materialista e l’ateo, invece, non dovrebbe esservi aspettativa alcuna, nessun tribunale per Dio; non vi sarebbe alcun male da sanare, ma esisterebbero solo eventi sfortunati.

Agostino e Tommaso non sbagliano quando affermano che, nascosto dietro il male, può esservi un bene più grande; ma la soluzione non può riguardare criteri quantitativi e proporzionali. Essa va compresa, piuttosto, pensando ad una Provvidenza la quale, essendo l’unica ad avere uno sguardo completo sul mondo, perché sguardo del Creatore di tutte le cose, è l’unica che può davvero conoscere ciò che è bene e ciò che è male, ciò che conduce ogni cosa verso un fine di salvezza e
ciò che invece ne ostacola il raggiungimento. Non si tratta di accettare una quantità di male perché si possa acquistare una quantità più grande di bene, ma accettare di passare attraverso ciò che noi, con il nostro sguardo limitato di creature, chiamiamo male, ma che agli occhi del Creatore è riconosciuto come bene, perché fa progredire lungo una strada di salvezza, che solo lui conosce.

Non va dimenticato che la sacra Scrittura non offre risposte metafisiche al problema del male, ma solo esistenziali. A Giobbe oberato dai mali, Dio creatore chiede di guardare la natura attorno a lui, il cielo stellato e le creature tutte, per convincersi che esiste una Provvidenza, e che se Dio si occupa delle creature più piccole,
si occuperà anche di Giobbe, creato a sua immagine. Gli chiede di riconoscerlo come creatore e, dunque, di fidarsi di lui. Ed è esistenziale, non filosofica né matematica, la risposta che giunge attraverso la croce di Gesù di Nazareth. Dio non scansa il male, non lo annulla, non lo distrugge, ma ci passa in mezzo, lo porta sulle spalle. Dice all’uomo che sta portando la croce insieme a lui, gli dice che non lo lascerà solo, qualsiasi cosa accada. Gli chiede di fidarsi. Come lui si fida del Padre, anche nell’apparente abbandono. Sarebbe stato facile scendere dalla croce ed aggiungere un nuovo miracolo ai precedenti, ma l’essere umano sarebbe rimasto solo, con il suo dolore e con la morte. Restando sulla croce, Gesù non spiega nulla, ma accompagna, soffre insieme, strappa all’uomo un atto di fiducia. Solo passando attraverso il male, lo si potrà trasformare in bene. Il male non è un prezzo da pagare. Invece, ciò che noi chiamiamo male può, agli occhi di Dio, essere un cammino che porta al bene; l’uomo, unendosi a Cristo, può trasformare il male in bene.

La preghiera è parte di tutto ciò, perché manifestazione del nostro saperci creatura di fronte a un Creatore dal quale abbiamo ricevuto la vita, l’aria che respiriamo, la terra sulla quale abitiamo, e che riconosciamo possedere quello sguardo sull’insieme che noi, dalla nostra condizione limitata, non possediamo. Per sapere cosa sia
la superstizione occorrerebbe sapere prima cosa sia una religione, perché della religione la superstizione rappresenta una deriva e una corruzione. La preghiera, se sincera, non è mai superstiziosa; è confessione del legame creaturale che ci lega a Dio, un legame che ci costituisce e che molti, erroneamente, vorrebbero tagliare reputando così di essere più liberi, mentre, in realtà, la creatura senza il Creatore svanisce. La scienza ci offrirà senza dubbio importanti strumenti per uscire dalla penosa emergenza sanitaria nella quale ci troviamo. Dovremo alla ricerca medica e biologica i passi avanti che ci consentiranno, prima o poi, di venirne fuori. Ma i vaccini non bastano. È l’altruismo del personale sanitario, il sacrificio di chi assiste i malati, di chi si occupa della logistica, di chi sa servire il prossimo a costo della
propria vita, ciò che, in Italia e in tutto il mondo, contrasterà la pandemia. Dubito che questi atteggiamenti siano possibili in una società umana che non sappia più pregare. Al contrario nascono dalla solidarietà e dall’amore di chi riconosce nell’altro un fratello; e questo è già preghiera. Dubito che, senza una tradizione cristiana che per prima ci ha insegnato a prenderci cura dell’umano, dando origine agli ospedali, siano essi stati costruiti in Cina o a Calcutta, nel IV o nel XXI secolo, una società possa uscire da una pandemia. Dubito che, senza la speranza di stare compiendo, di fronte alla propria coscienza o di fronte a Dio, un bene che ci trascende, si possa sostenere a lungo, negli ospedali, la motivazione di chi ci lavora.

Il rischio è di essere retorici, ma è un rischio che decido di correre. Riporto anch’io i versi dell’insegnante americana Kitty O’Meara, che hanno in poche ore fatto il giro
del web, scritti qualche giorno fa a proposito della pandemia che stiamo vivendo. Contengono un augurio che estendo a tutti. E interpretano bene, ne sono certo, i sentimenti di molti di noi. Ci parlano di quelle opportunità nascoste e di come esse possono contribuire a farci trasformare il male in bene, guarendo un po’ tutti.

  • E la gente rimase a casa
  • e lesse libri e ascoltò
  • e si riposò
  • e fece esercizi
  • e fece arte
  • e giocò
  • e imparò nuovi modi di essere
  • e si fermò
  • e ascoltò più in profondità
  • qualcuno meditava
  • qualcuno pregava
  • qualcuno ballava
  • qualcuno incontrò la propria ombra
  • e la gente cominciò a pensare in modo differente
  • e la gente guarì.
  • E nell’assenza di gente che viveva
  • in modi ignoranti
  • pericolosi
  • senza senso e senza cuore,
  • anche la terra cominciò a guarire
  • e quando il pericolo finì
  • e la gente si ritrovò
  • si addolorarono per i morti
  • e fecero nuove scelte
  • e sognarono nuove visioni
  • e crearono nuovi modi di vivere
  • e guarirono completamente la terra
  • così come erano guariti loro.

21 marzo 2020





In ricordo di Rossana

  1. Il ricordo della mamma
  2. Il ricordo di Cristina
  3. Il ricordo di zia Sara
  4. I ricordi dell’ amicasorella Alessandra
  5. Il ricordo dellamica Germana
  6. Il ricordo dell’amico della pallavolo Stefano
  7. I ricordi dell’amica Isabella (Isa)
  8. I ricordi della cugina Alessandra
  9. Il ricordo dell’amico Riccardo
  10. Il ricordo dell’amico Jacopo
  11. Il ricordo dell’amica Elettra Marussich
  12. Gallery

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Il ricordo della mamma

Rossana, è la mia unica figlia, è arrivata a fine anno, nel 1991, un dono meraviglioso, un unico grande amore. Nei primi anni di vita e per tutta la fanciullezza è stata una bambina dolce, riservata e rispettosa. Passavamo pomeriggi e serate a giocare insieme, curiosa, attiva, interessata, era una bambina molto affettuosa. Frequentava la scuola con ottimi risultati, amava accompagnarci nei nostri viaggi e vacanze e desiderava tanto avere un cane per compagnia, desiderio che è riuscita a coronare solamente quando arrivò Matisse, la sua amatissima dalmata, che ora vive con noi. Crescendo Rossana è diventata una bella ragazza, un po’ scontrosa, con un carattere forte e determinato. Ha uno spirito ribelle, le piacciono piercing e tatuaggi, alcuni di questi avranno un significato particolare per lei, segneranno dei momenti importanti, una nuova vita, la speranza del futuro. Aderisce al movimento scout, frequenta il liceo scientifico e gioca a pallavolo a livello agonistico.

La pallavolo è stata la grande passione della sua breve vita. Inizia a 9 anni con il minivolley e non lascia più questo mondo fino al 2017, a causa della malattia. La pallavolo agonistica praticata con la Pallavolo Chions per tutte le giovanili fino alla serie C, continuerà a Padova, sua città di adozione, in serie B e poi ancora in serie C al Volley Eagles. La pallavolo è stata per Rossana maestra di vita, punto di riferimento, gruppo di amicizie, Alessandra la sua “amicasorella”, network nazionale, sogni di gloria e desiderio di rivincita. Al punto di tornare a giocare dopo l’intervento chirurgico, con gli occhiali prismatici e tutte le difficoltà fisiche e psicologiche. Ritornare a giocare a un livello inferiore ma dimostrare a se stessa che era possibile, che non era finita…

Si laurea a Padova in Statistica e Gestione d’Impresa a novembre 2013, in corso, senza particolari difficoltà. Dotata di un’intelligenza brillante sfrutta le sue capacità dedicando allo studio uno spazio importante ma non prevalente nella gestione del suo tempo. Inizia la magistrale in statistica e poi improvvisamente a maggio 2015 la drammatica notizia della malattia.

Accettare una diagnosi di tumore al cervello a 23 anni è devastante, incomprensibile, e altri aggettivi che ognuno può integrare.

Rossana non si scoraggia, affronta un intervento chirurgico difficile e pericoloso, rischia la vita, ritorna a casa dopo un mese di ospedale, in carrozzina, incapace di stare seduta diritta e di mangiare autonomamente. Non si arrende, affronta la chemioterapia e il percorso di recupero alla clinica riabilitativa di Motta di Livenza e, con enorme sorpresa di tutti, si riprende, cammina, corre, balla, progetta, vive. Riprende a studiare si iscrive al corso di laurea magistrale in economia aziendale a Udine, si laureerà in due anni a marzo 2018, provata dalla ripresa della malattia discutendo la tesi via Skype seduta in una carrozzina.

Nel 2016 proseguono le terapie, la radio a Milano all’istituto Besta, ancora chemio… globuli rossi e bianchi bassi, piastrine che sconsiglierebbero qualunque tipo di attività.

Rossana vive questi tre anni, studia, viaggia, va in Argentina da sola, rivede completamente il suo stile alimentare, si informa, rinuncia a carne e zucchero, riprende l’attività sportiva, pensa al futuro, spera.

Incontra l’amore e decide di mettere su casa e andare a vivere con Enrico. Investe energie, fantasia, cura e tanto cuore per allestire la nuova “casetta”, ci starà solo sei mesi, poi la malattia la costringerà a tornare con noi, per il bisogno di assistenza continua.

Rossana voleva vivere, ci ha creduto fino alla fine, voleva vivere e voleva essere di aiuto per gli altri che, sfortunati come lei, avessero dovuto affrontare la medesima esperienza. “Mamma, se guarisco voglio fare la volontaria in ospedale per aiutare gli ammalati, io so cosa si prova e posso farlo…”

Rossana era molto creativa e aveva le “mani d’oro”. Con la nonna e la zia frequentava un gruppo di ricamo, era diventata brava. “Mamma vorrei ricamare tovagliette, canovacci, asciugamani e addobbi natalizi per un mercatino per raccogliere fondi per la ricerca”.

Rossana era molto generosa, pensava ai regali per le persone care con largo anticipo, li progettava e li costruiva dedicando tempo e attenzione perché i doni fossero “speciali”.

Rossana non voleva lasciarci, voleva vivere, e io vorrei che con “il dono di Rossana” una parte di lei fosse sempre ancora con noi.

Maria Teresa


Il ricordo di Cristina

Mi sono sempre piaciuti i bambini. La tua mamma cercava per te una babysitter e così, attraverso un’amica comune, in un caldo giorno di agosto sono diventata la tua Tata. Si, tesoro mi chiamavi proprio così! Ti ho amato davvero tanto.

Ricordo la prima volta che ti ho visto camminare: è stato un momento emozionante. In quel periodo dal lunedì al venerdì vivevo con te e Maria Teresa a Cordovado, in Castello dove fu scattata questa foto (vedi la gallery più sotto). Un venerdì sera ti lasciai incerta sui tuoi passi, passavi da una sedia all’altra. Quando tornai il lunedì mattina dormivi ancora. Eri nel lettone e indossavi il tuo pigiamino giallo. Sai quelli a tutina della Stellina. Io ero indaffarata in cucina, a un certo punto ti vidi arrivare: un pulcino che era sceso dal letto da solo e muoveva sicuro i suoi primi passi. Bambina mia, non mi resi conto subito…poi fu gioia immensa.

Ti voglio bene, sei nel mio cuore.

Cristina Coltri


Il ricordo di zia Sara

Ricordo che quanto eri bambina venivi frequentemente a casa nostra per giocare con Alessandra e per ore vi dedicavate al “parecio” – come lo chiamavate voi – delle Barbie.

In diverse occasioni venivi anche la sera, quanto la mamma e il papà avevano qualche impegno e ti fermavi anche a dormire. Allora soffrivi di allergie, alla polvere compresa, che a volte ti provocavano crisi respiratorie; ricordo la cura con cui preparavo il tuo letto e passavo l’aspirapolvere per assicurami di garantirti un sonno tranquillo e le silenziose incursioni notturne, mie e dello zio Carlo, nella camera dove dormivi con Alessandra per assicurarci che respiravi bene…

Avevi circa 9 anni quanto una di quelle sere la mamma mi chiamò per avvisarmi che volevi a tutti i costi venire a casa nostra da sola…a piedi…era presto ma era già buio…certo il percorso era sicuro e relativamente breve tuttavia eri una bambina…fini’ che seguimmo la tua passeggiata stando continuamente al telefono, tua mamma ed io, fino a quando non entrasti in casa; non ho una fotografia del momento ma il mio ricordo è nitidissimo e ti vedo ancora chiaramente avvicinarti alla casa con la tua borsa a tracolla, contenente tutto l’occorrente per la notte, sorridente, felice e molto orgogliosa dell’impresa appena compiuta.

Estate 2016, stavi bene in quel periodo…un sabato mattina mi mandi un messaggio “zia sei a casa ? Passo a trovarti”.

Ricordo che la giornata era grigia, piovosa ma arrivasti tu ed arrivo’ il sole ! Serena, sorridente, piena di energia positiva, di progetti…siamo rimasti Edi e io ad ascoltare i tuoi racconti credo per quasi due ore, si vedeva che avevi il desiderio di condividere con qualcuno le sensazioni positive che provavi…Anche in questo caso non ho una fotografia eppure ti vedo ancora chiaramente appoggiata al divano, un paio di jeans attillati, una maglietta chiara, i capelli corti (quel taglio ti stava da favola)…bellissima…quando te ne andasti, mi lasciasti una sensazione di leggerezza, di fiducia, di positività, di speranza che mai dimenticherò…

zia Sara


I ricordi dell’amicasorella Alessandra

17.08.2018 - da Facebook

13 anni di amicizia.

Le notti passate a parlare, gli obiettivi di inizio anno puntualmente disattesi, la pallavolo, “Sere nere” cantata a squarciagola, lo stalkeraggio violento su Facebook, “ODIO TUTTI” come mood perenne, le serate padovane al Factory, le 2000 piadine cucinate e mangiate, le 9 ore di viaggio in treno per andare alle finali nazionali di beach volley a Vasto, “Ho io la soluzione Luuuuucaaaaa”, i 14 rum e cola, la Mati e le uscite in pigiama in giardino, i messaggi vocali da 8 minuti, le chiamate da un’ora e mezza.

“Domani piove Cecchetto. Non andare a lezione, rimani a casa con me”, il televisore vinto alla lotteria, il divano-letto di Padova che non chiudevamo mai perché eravamo pigre, le caramelle frizzanti mangiate ad ogni finale interregionale come placebo, la birra con il monaco, “Scarpe da 9.90”, l’intolleranza sociale, l’autostop a Vasto, gli evidenziatori (e i funerali degli evidenziatori scarichi), il terzo posto all’Havana Volley con Valentino Reganaz e Andrea Radin, le frittelle, il “Tu non sai chi sono io”, i calciatori, i rugbisti.

Le pizze imbarazzanti che ci vergognavamo ad ordinare al telefono, il telefono buttato giù dal 4° piano, Chievo, il ritorno in bici sotto il diluvio universale, le feste di statistica, le FAGIAN SISTERS, tutti i campionati provinciali e regionali vinti, le rotolate con Federico Meloni, il puntuale “Io non bevo più” ad ogni post serata, le canzoni dedicate, il torneo di Pola e i cazzetti agliosi, i mercoledì universitari passati sul divano a guardare Harry Potter, le tonnellate di pop-corn mangiati.

Gli esami che “non passerò mai”, la laurea che “non prenderò mai”, VA PLAN CA LÈ DUT UN VERI, i cartelli stradali, le Grotte del Caglieron, le cipolle grigliate di mio padre e gli gnocchi di semolino di mia madre, i pianti e le crisi di nervi, i pomeriggi a guardare U&D, “Cecchetto te ne devi fregare”, i capodanni passati assieme, le spalle da buttare, gli stronzi, la partita dopo aver fatto serata in Villa Foscarini, i film scelti in maniera democratica (“vorrei vedere questo” “NO, SI GUARDA TWILIGHT!”), la cagne.

Sequals e acqua pradis con Samuele Romano, lo shopping e il premio miglior cliente dell’anno, quella settimana in cui non ci siamo parlate perché avevamo litigato, lo SS, la mezz’oretta fatta bene all’Opium, i regali di Natale e compleanno, il “fare tavolo” in biblioteca, la pazienza, tutto quello che abbiamo cucinato per la tua laurea e i kg di cus cus avanzati, la pulizie di primavera, il concerto di Enzo Bosso, il MALAMINTRIIII.

Capirsi con uno sguardo, capirsi senza parlare, le feste a tema, i balli scatenati in appartamento, le trecce, “Ale starai mica dormendo?”, il nostro disagio, Cupid Shuffle, l’acidità progresso, gli aperitivi in saletta pesi con Stefano Gregoris Maddalena Cecchetto Mateja Zavadlav, Valeria Na Amica Mia, le cazzate che giuravamo di non fare più e puntualmente rifacevamo, i messaggi delle 4 di mattina, io che con te mi sentivo invincibile, gli abbracci (pochi ma buoni), i tortini al cioccolato.

Il #mainagioia, la liquirizia come fosse acqua, i molteplici esperimenti culinari, le scommesse perse, l’Udinese e la partita vinta a San Siro contro l’Inter, le guerre con i cuscini, le giornate NO, la vaschetta di gelato che cercavamo sempre di farci recapitare a casa, “E anche quest’anno Palmariva il prossimo anno”, le lacrime sia quelle belle sia quelle brutte, la testardaggine.

Eri tutto questo e molto, molto di più.

Perché il mondo insieme a te sembrava meno brutto… E la vita decisamente più bella.

10.06.2019 - da Facebook

Sono già passati 10 mesi, mannaggia a te Milazzo!

E non hai idea di cosa mi sia successo in questi 10 mesi… Diciamo che il tutto si può riassumere con un onesto “MALAMINTRI”.

All’inizio non è stato per niente facile (per dirla in maniera sincera sincera, è stata proprio uno schifo); diciamo che ho palesemente negato la realtà autoconvicendomi di essere preparata a stare senza di te.

Ross, di cazzate tu lo sai, ne ho fatte e pensate un’infinità ma questa devo ammettere che le ha battute proprio tutte: non si può essere preparati ad una cosa del genere. Anzi, più pensi di essere pronto, più il contraccolpo è forte e il dolore che ti prende ti spezza in due. E infatti io ero spezzata in due.

Ogni volta che mi venivi in mente, ogni volta che qualcuno mi parlava di te… Andavo in tilt. Mi mancava il respiro e le gambe mi cedevano.

Ho pianto tanto. Ho urlato tanto. Mi sono arrabbiata tantissimo.

Ho messo in dubbio tutto, anche il mio percorso universitario… A proposito di cazzate, sappi Ross che un giorno mi sono svegliata convinta che la scelta giusta fosse mollare archeologia e cominciare viticoltura ed enologia. Non credo serva aggiungere altro.

Adesso sto meglio, finalmente. Sono ancora un po’ arrabbiata e lo sarò sempre, credo. Ma d’altronde sono Alessandra Cecchetto, non il Dalai Lama quindi, ad occhio e croce, direi che per raggiungere il nirvana di strada da fare ne ho ancora tanta.

Ps: l’altro giorno ho visto un ragazzo fare l’austop e niente, mi è venuta in mente quella volta in cui anche noi, con tutta l’incoscienza dei nostri fastidiosi sedici anni, abbiamo deciso di fare le autostoppiste a Vasto, dopo 9 ore di treno e con una finale nazionale di beach volley da giocare. Ci tengo a sottolineare che il pollice lo sfoggiavamo solo quando vedevamo arrivare macchine con famiglie o con donne alla guida… Beata ignoranza, è proprio il caso di dirlo.

Ti voglio bene Ross!

10.08.2020 - da Facebook

Sono passati 2 anni e ritrovo questa foto del 2009 (vedi gallery più sotto) di una delle nostre prime vacanze insieme. Vacanze a dir poco memorabili in cui andavamo avanti a pasta al pesto, cordon bleu, patatine e terrine di rucola immersa nell’aceto balsamico…la tipica dieta dello sportivo insomma.

Avevamo 17 anni ed eravamo già insopportabilmente testarde. Ma d’altronde, da due capricorno come noi, non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Livello di sopportazione - 100 e intolleranza sociale + 100.

Eravamo fissate con i The Killers e ascoltavamo Hot Fuss e Sam’s Town a ripetizione. Ovviamente c’era sempre spazio per il Gigi Nazionale (D’Agostino sia chiaro, non D’Alessio). Come non citare poi “Teen Drive” (Questo ritmo è supa dupa freshhhh) e soprattutto “Disco Pogo”, che avevi addirittura messo come sveglia…La canzone perfetta per cominciare la giornata con la “carica” giusta.

Ah, era il periodo degli scioperi telefonici (confesso Milazzo che quelli continuò ancora a farli, ogni tanto), dei tornei di beachwear volley, delle serate al Mokambo e degli schiuma party allo Shany, di Chievo, delle dichiarazioni d’amore al concerto di Vasco, del “siamo ubriache di noi stesse, figuriamoci degli altri” e del “tu mi fasis vigni’ il lat tai zenoi”

30.12.2020 - da Facebook

Rossana e io siamo nate a soli 10 giorni di distanza l’una dall’altra ma in due anni differenti: lei nel 1991, io nel 1992.

Per quasi tutto il tempo, quindi, avevamo la stessa età ma a partire dal 30 di Dicembre, giorno del suo compleanno, lei diventava più vecchia di me. E questo voleva dire un’inica cosa: per i successivi 10 giorni, Ross sentiva il dovere morale di sottolineare la sua “anzianità”.

Di conseguenza, che si stesse parlando di scuola, pallavolo, colore dei calzini, ragazzi, taglio di capelli o della pace nel mondo, a un certo punto della conversazione saltava fuori un “Dall’alto dei miei 22 anni…” o “Credi a me, che a differenza tua ho già 17 anni…” o ancora “Ale non puoi capire. D’altronde ha soli 20 anni…” Il tutto durava fino all’8 Gennaio, data in cui veniva ristabilita la cosiddetta “parità anagrafica”.

Indimenticabile la lettera di auguri che Rossana scrisse per i miei 18 anni: “Vecchia polla stati tranquilla: la vita a 18 anni fa schifo come quella a 17. Solo che ora sei perseguibile per legge. Te lo dice una che è maggiorenne da ormai 10 giorni”.

Buon compleanno Rossi

10.08.2021 - da Facebook

In 13 anni di amicizia, mi hai insegnato un sacco di cose…Ma non come riuscire a stare senza di te.

Mannaggia a te Ross, non hai idea di quanto mi manchi.

Alessandra Cecchetto


Il ricordo dell’amica Germana

10.08.2019 - da Facebook

...No, non ci siamo prese subito…io un po’ noiosa e tu nel pieno della tua spensieratezza…Dopo la condivisione della camerata Friuli (!!) a Padova, ci siamo perse un po’ di vista. Non c’ero nel 2015. Sono venuta a conoscenza della tua prima battaglia a cose fatte. Ci siamo riavvicinate poi ed erano cambiate un po’ di cose da quando ci eravamo conosciute.

Ho scoperto alcuni lati del tuo carattere che non avevo conosciuto o colto o che non ti piaceva mostrare…ti ho scoperta anche fragile, nel mezzo della tua tenacia e determinazione, ti ho vista piangere…ma mai addosso…mi hai rivelato alcune tue paure che sapevi che io potevo comprendere…ho scoperto quanto ti piacevano le cose semplici della vita…la normalità delle giornate…mi avevi promesso che mi avresti insegnato a cucire!

Non eravamo come le amiche da copertina, in giro non si parlava di noi…

Eravamo amiche a modo nostro…

Non ho fatto in tempo a dirti che mi sposo, è stato deciso tutto un mese DOPO…uno dei miei primi pensieri è stato per te. Per te che credevi nelle favole, molto più di me. E io lo sapevo bene. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto condividere anche con te la notizia e tutti i preparativi (e farti vedere l’anellino di fidanzamento! Tu che li amavi tanto)

Oggi come l’11 agosto di un anno fa sto andando in Puglia…inizio le vacanze…un anno fa il 9 agosto ti ho lasciato l’ultima piccola carezza…e poi è arrivato il 10.

Oggi come un anno fa sono nervosa, ho fermo il magone in gola, e gli occhi lucidi.

Oggi diversamente da un anno fa sto anche pensando alle ultime cose che mi restano da definire per settembre e a quanto mi mancherai.

Tvb Ross

Germana Colussi


Il ricordo dell’amico della pallavolo Stefano

10.10.2018 - da Facebook

Quanto è stata dura avere a che fare con Te in palestra...i miei primi anni nella Pallavolo che conta…

Le tue facce, le tue rispostine dannatamente fastidiose e ficcanti, i tuoi calci ai palloni…

Quante discussioni e quanti “vaffa”... lo Giuro…non ti sopportavo…

Poi però quanto abbiamo riso insieme…Alberto Angela e le “bighe”, gli “aperitivi” in sala pesi, i discorsi “che è meglio non riportare”, le foto di “rito”...

Quante Partite ci hai fatto Vincere da Capitano sempre con quel tuo atteggiamento da “Lo so…sono insopportabile, ma son fatta così... ed ora non rompetemi troppo…lasciatemi stare…ficco due rice perfette, una difesa, un altro paio di mani-out, tre ace e la chiudiamo qua…”

Questo e’ Il mio ricordo di Te, Ross…

Stefano Gregoris


Il ricordo dell’amica Isa

10.08.2019 - da Facebook

Ciao girasole del mio

Avrei voluto scrivere tante cose…ma la verità è che a distanza di un anno io questo dolore ancora non l’ho accettato e mai lo farò.

Sei sempre con noi Rossi, nessuno qui ti ha dimenticata.

La tua famiglia è stata incredibile e ha dato vita alla forma più bella che abbiamo per ricordarti: il dono di Rossana.

Sosteniamo la ricerca affinché nessuno in futuro possa più provare il dolore lacerante che abbiamo provato noi perdendo te.

30.12.2020 - da Facebook

“Alcuni dicono che il tempo sana tutte le ferite. Io non sono d’accordo. Le ferite rimangono. Col tempo, le mente, per proteggere se stessa, le cicatrizza e il dolore diminuisce ma non se ne vanno mai”

E tu sei una ferita che si riapre spesso, un profumo, una battuta, un nome, un colore, un soffio di vento…ed ecco che più forte di prima quella cicatrice si riapre.

Ovunque tu sia, buon compleanno amica mia. Manchi…

10.08.2021 - da Facebook

Non riuscivi più a parlare, mi ricordo che mi hai preso la mano, l’hai stretta e mi facesti promettere di riportarti qui al Lido (Lido del Sole-Bibione) non appena ti fossi ripresa.

E io, ti ci porto sempre Rossi.

Ogni volta che sono qui, nel mio cuore ci sei tu.

Ovunque tu sia, io qui ti sento sempre vicina.

3 anni senza di te.

Isabella Belina Bares


I ricordi della cugina Alessandra

30.12.2019 - da Facebook

...Se chiudo gli occhi penso a te, perciò vorrei sapere se pensi a meeeee, perchè sei tu la cosa più importanteeeee la più importante che per me adesso c’èeeeeee!!! Rossana dai pensaci un po’ tuuuuuuuu…”

Darei qualsiasi cosa per un altro pomeriggio assieme a casa dei nonni a guardare “Rossana”, per dire - per la milionesima volta - che Eric è centomila volte meglio di Charles.

Buon compleanno polla, ovunque tu sia

21.07.2020 - da Facebook

Quando vengo nella casa al mare mi fermo sempre cinque minuti a guardare il nostro capolavoro. ⭐️

E’ rimasto tutto come una quindicina di anni fa: i nostri stickers appiccicati sul letto a castello e quell’odore di “casa al mare” che ci piaceva tanto ??

Manchi solo tu.

Ma sono qui e qui sei più vicina.

30.12.2020 - da Facebook

Per dire che Eric è meglio di Charles; per guardare Beautiful, CentoVetrine, Uomini e Donne e tutta quella tv spazzatura con cui riempivamo in nostri pomeriggi; per passare le giornate in piscina a Bibione e sentirle dalla nonna; per fare altri milioni di pareci; per andare a comprare vestiti insulsi dai cinesi; per girare ore per Padova alla ricerca di un Woolrich; per farmi dire che sono scarsa…per un milione di altri motivi

Buon compleanno polla

Alessandra Stefanon


Il ricordo dell’amico Riccardo

10.08.2020 - da Instagram

Mi è sempre piaciuto pensare, guardando questa foto (vedi gallery più sotto) che, in un universo parallelo, noi tre abbiamo formato davvero un trio musicale, come dissi scherzosamente quella sera. Io alla batteria, Martino alla chitarra e tu, Ross, cantante.

Mi piace ancora pensare, mentre sorrido amaro, che dalla loro parte tutto sia andato come doveva e che il 10 agosto festeggiano l’anniversario del loro fantastico album d’esordio.

Riccardo Bianchini


Il ricordo dell’amico Jacopo

30.12.2020 - da Facebook

30 dicembre 2013. Partenza per l’ultimo capodanno passato assieme.

Ovviamente come sempre avevo cappellato in pieno il regalo per il tuo compleanno.

Mi manchi Ros.

Auguri

Jacopo Benvenuto


Il ricordo dell’amica Elettra Marussich

01.01.2019 - da Instagram

10 anni fa…quando si dormiva in 4 in un letto, quando si sbocciavano prosecchini, quando si faceva a palle di neve, quando i vin di si plan ca l’è dut un veri, quando si stava senza pensieri, quando si stava insieme…quando si stava bene ! (nella gallery foto ai tempi del liceo)

10.07.2019 - da Instagram

Il 10 luglio 2010 siamo state le ultime due diplomate del liceo. Nessun ripasso folle dell’ultimo minuto, soltanto ansia (fedele compagna) e pensieri al futuro.

2016, ultimo anno di università.

Tu, carica di energia, mi hai costretto a studiare. Tutta l’estate. A Bibi (Bibione). In spiaggia dopo le 17 e la sera concesso un passaggio allo “Shany”. E via di potismi…Una forza della natura Milly, sulla cresta della tua onda ho passato l’esame a settembre. “Come onde nel mare che non restano uguali, si trasformano e fuggono via”. Mi manchi

10.08.2021 - Instagram

Per quanto saremo lontane, io ti vedrò ogni giorno.

Manchi Pitussa

Elettra Marussich



Le news e gli eventi dell’associazione

I progetti di ricerca

PROGETTI DEL 2025

Sostegno alla borsa di ricerca della dr.ssa Erika Coletto. Titolo del Progetto: Validazione di ACKR3 negli astrociti associati ai tumori cerebrali. Obiettivo: Validazione di ACKR3 come target terapeutico nelle cellule facenti parte del microambiente tumorale.

Il glioblastoma (GBM) rappresenta la forma più diffusa di tumore maligno primario del cervello, caratterizzata da una rapida proliferazione, invasività aggressiva e un alto tasso di recidiva. Nel cervello, iI recettore (proteina) ACKR3 influenza vari aspetti della crescita tumorale e della resistenza alla terapia. Gli astrociti, cellule che supportano i neuroni nelle loro funzioni, contribuiscono alla proliferazione tumorale. In particolare, abbiamo osservato in un modello murino di tumore che l'espressione di questo recettore aumenta negli astrociti che circondano il GBM e in assenza di ACKR3 negli astrociti si ha una riduzione importante del tumore. In questo contesto, il recettore media il riconoscimento e l'inglobamento dei terminali neuronali, un processo denominato 'neurofagia', creando spazio per la progressione tumorale. Lo scopo del progetto è indagare come molecole rilasciate dal GBM inducano la neurofagia mediata da ACKR3 negli astrociti. ACKR3 rappresenta un interessante target terapeutico nella ricerca sul cancro, con diverse strategie attualmente in fase di studio per inibirne la funzione e migliorare i risultati del trattamento. 

Erika Coletto ha conseguito la laurea in Neurobiologia presso Università degli studi di Pavia. PhD in Biological Science presso University of East Anglia, Norwich, Gran Bretagna. svolgerà la propria ricerca presso l' IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia. La borsa di ricerca è finanziata tramite la collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi.

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PROGETTI del 2024: 

Sostegno alla borsa di ricerca della dr.ssa Alessia D’Aloia. Titolo del ProgettoRALGPS2: un nuovo bersaglio per il Glioblastoma. Obiettivo: studiare il ruolo della proteina RALGPS2 nella formazione e progressione del glioblastoma e analizzare le sue potenzialità come nuovo bersaglio terapeutico

 Il glioblastoma è il tumore al cervello più comune e aggressivo, con un’incidenza annuale di circa 1 caso ogni 33.000 persone. È associato spesso a una prognosi negativa, a causa dell’alta probabilità di ricaduta e di sviluppare resistenza ai trattamenti farmacologici attualmente disponibili. La scoperta di nuove molecole in grado di controllare la progressione di tale tumore rappresenta quindi un’importante sfida scientifica. Obiettivo della ricerca sarà studiare il potenziale ruolo della proteina RALGPS2 nella formazione e nella progressione del glioblastoma. Dati preliminari mostrano che la concentrazione di RALGPS2 influenza la crescita delle cellule di glioblastoma e la sopravvivenza dei pazienti. I risultati della ricerca permetteranno di chiarire gli aspetti ancora sconosciuti della patologia e identificare potenziali bersagli per lo sviluppo di nuovi farmaci.

Alessia D’Aloia, nata a Milano nel 1989, ha conseguito la laurea di I e II livello in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli studi Milano-Bicocca. PHD in Scienze Biologiche presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. Svolgerà la propria ricerca presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. La borsa di ricerca è finanziata tramite la collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi.

 

Progetto del 2024 - Donazione all’Istituto Carlo Besta di Milano di strumentazione necessaria all’implementazione dell’Unità di Terapie Cellulari, tra cui un microscopio elettronico. Per il finanziamento del progetto sono stati impiegati i fondi del 5 per mille del 2022.

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PROGETTI DEL 2023 

Ulteriore Progetto 2023 - Donazione all’Istituto Carlo Besta di Milano di un sonicatore , dispositivo che utilizza onde sonore ad alta frequenza per abbattere e disperdere le particelle in un liquido, strumentazione necessaria per implementare una delle unità di laboratorio di ricerca sul tumore cerebrale. Per il finanziamento del progetto sono stati impiegati i fondi del 5 per mille del 2021.

 

Il secondo progetto del 2023 – sostegno alla borsa di ricerca della dr.ssa Alessia D’Aloia

Titolo del Progetto: RALlGPS2: un nuovo potenziale bersaglio per il Glioblastoma. Obiettivo in sintesi Studiare il ruolo della proteina RALGPS2 nello sviluppo e progressione del glioblastoma

Il glioblastoma ha un’incidenza annuale di circa 1 persona ogni 33.000 nella popolazione italiana ed è tra i tumori al cervello più comune e aggressivo. Poiché non esistono ancora trattamenti risolutivi è fondamentale identificare nuove molecole in grado di controllare la progressione tumorale. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo della proteina RALGPS2 nello sviluppo e nella progressione del glioblastoma. RALGPS2 infatti sembrerebbe essere coinvolta nella regolazione della proliferazione e motilità delle cellule tumorali, caratteristiche importanti per la comparsa di recidive e metastasi. I risultati saranno utili per identificare nuovi bersagli molecolari per lo sviluppo di farmaci più efficaci.

 

Alessia D’Aloia, nata a Milano nel 1989, ha conseguito la laurea di I e II livello in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli studi Milano-Bicocca. PHD in Scienze Biologiche presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. Svolgerà la propria ricerca presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca.

La borsa di ricerca è finanziata tramite la collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi.


 

Primo progetto del 2023: Travel Grant a sostegno della dr.ssa Natalia Di Ianni dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. Titolo del progetto: “Una mappatura del glioblastoma e del suo microambiente per terapie sempre più personalizzate”. Finanziato con il 5 per mille del 2020

Natalia Di Ianni nata il 26/04/1984 . Laurea di I e di II livello in Biotecnologie Mediche Università degli studi dell’Aquila. Dottorato di ricerca in medicina sperimentale ed endocrinologia, Università degli studi dell’Aquila. Visiting Research Fellowship Università di Liverpool. Numerose pubblicazioni nelle più prestigiose riviste scientifiche.

 

Individuato dalla nostra Associazione un nuovo progetto per finanziare la ricerca, siglato un accordo con l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. La collaborazione è finalizzata al finanziamento dell’attività di ricerca della dr.ssa Natalia Di Ianni. Grazie al nostro contributo, nel 2023 la dr.ssa Di Ianni si recherà a lavorare per un periodo di sei mesi presso i laboratori di Biologia Molecolare del Nencki Istitute di Varsavia. La missione ha l’obiettivo di apprendere l’utilizzo di una tecnologia di nuova generazione per il monitoraggio delle cellule cancerose e di sviluppare una ricerca all’avanguardia nell’ambito dei glioblastomi e successivamente introdurla presso l’Istituto Besta di Milano.

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Il secondo progetto del 2022 - sostegno alla borsa di ricerca del Dr. Filippo Troisi

Titolo del Progetto: Proton Boron Capture Therapy come terapia per il glioblastoma. Obiettivo in sintesi : aumentare l’efficacia terapeutica della protonterapia per il trattamento del glioblastoma.

Nell’ambito dell’oncologia medica, la protonterapia rappresenta una valida alternativa alla radioterapia convenzionale grazie alla sua capacità di indirizzare un fascio di protoni in maniera localizzata sul tumore, salvaguardando i tessuti circostanti. Tale strategia terapeutica ha il vantaggio di poter trattare tumori invasivi e difficili da rimuovere chirurgicamente, come il glioblastoma. Le cellule di glioblastoma, tuttavia, si sono rivelate abili nell’adottare meccanismi di radioresistenza, ad esempio sviluppando strategie per evadere il sistema immunitario, aumentando la sopravvivenza tumorale e riducendo l’efficacia terapeutica delle radiazioni. Obiettivo del progetto sarà sviluppare una strategia innovativa per la terapia del glioblastoma, sfruttando una tecnica chiamata Proton Boron CaptureTherapy per potenziare la capacità terapeutica dei protoni. Verranno inoltre ricercati possibili biomarcatori, in grado di fornire indicazioni per redre il tumore più sensibile alle radiazioni, contribuendo ad aumentare l’efficacia clinica della protonterapia.

Filippo Torrisi nato a Catania nel 1989, laureato in Biologia Sperimentale e Applicata presso l’Università degli studi di Pavia. PHD in Biotecnologie presso l’Università degli studi di Catania. Svolge la sua ricerca presso l’Università degli studi di Catania.

Al seguente link, si può leggere la lettera, relativa all’accordo raggiunto tra la nostra Associazione e la Fondazione Veronesi:

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Il primo progetto del 2022 – sostegno della borsa di ricerca della Dr.ssa Brunella Costanza

Titolo del progetto: Meccanismi di resistenza all’inibizione di LSD1 nel glioblastoma. Obiettivo in sintesi: studiare il ruolo del metabolismo cellulare nella resistenza ai farmaci contro LSD1 nel glioblasoma.

Il glioblastoma multiforme è il tumore cerebrale maligno più comune negli adulti. Questa neoplasia è caratterizzata da prognosi infausta soprattutto a causa della resistenza alle terapie e la forte possibilità di recidive tumorali. Queste caratteristiche rendono il tumore particolarmente aggressivo e sono dovute principalmente alla presenza di cellule staminali tumorali, in grado di alimentare il tumore e sopravvivere anche in condizioni sfavorevoli grazie a un metabolismo molto versatile. Le cellule staminali tumorali sono un ottimo bersaglio farmacologico: studi recenti hanno dimostrato il ruolo fondamentale della proteina LSD1 nel promuovere lo sviluppo tumorale, agendo sul metabolismo delle cellule cancerose. Spesso, tuttavia, il glioblastoma si dimostra resistente ai farmaci pensati per colpire LSD1. Risultati preliminari indicano che la proteina PGAP1 potrebbe essere il mediatore di questa resistenza. L’obiettivo del progetto sarà analizzare gli effetti della rimozione di LSD1 in combinazione con PGAP1 in colture cellulari di glioblastoma, studiando le differenze tra colture cellulari che a oggi si sono rilevate resistenti all’inibizione farmacologica di LSD1. I risultati permetteranno di disegnare terapie ad hoc per pazienti difficilmente trattabili.

Brunella Costanza Nata a Belvedere Marittimo (CS) nel 1987, Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università della Calabria, Rende (CS), PhD in Biomedical and Pharmaceutical Science presso la University of Liege (Belgio). Svolgerà la sua ricerca presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano grazie al sostegno della nostra Associazione in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano. Anche nel caso di Brunella siamo pervenuti a tale scelta con l’aiuto della Professoressa Maria Grazia Masucci, Docente al Karolinska Institute di Stoccolma e Ricercatrice di fama internazionale, che ha accettato generosamente di supportarci.

Al seguente link, si può leggere la lettera, relativa all’accordo raggiunto tra la nostra Associazione e la Fondazione Veronesi: https://www.ildonodirossana.it/images/uploads/il-dono-di-rossana-accordo-fondazione-veronesi-2022.pdf.

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Il primo progetto del 2021 – sostegno della borsa di ricerca della Dr.ssa Brunella Costanza

Titolo del progetto: Meccanismi di resistenza all’inibizione di LSD1 nel glioblastoma. Obiettivo in sintesi: studiare il ruolo del metabolismo cellulare nella resistenza ai farmaci contro LSD1 nel glioblastoma.

Il glioblastoma multiforme è il tumore cerebrale maligno più comune negli adulti. Questa neoplasia è caratterizzata da prognosi infausta soprattutto a causa della resistenza alle terapie e la forte possibilità di recidive tumorali. Queste caratteristiche rendono il tumore particolarmente aggressivo e sono dovute principalmente alla presenza di cellule staminali tumorali, in grado di alimentare il tumore e sopravvivere anche in condizioni sfavorevoli grazie a un metabolismo molto versatile. Le cellule staminali tumorali sono un ottimo bersaglio farmacologico: studi recenti hanno dimostrato il ruolo fondamentale della proteina LSD1 nel promuovere lo sviluppo tumorale, agendo sul metabolismo delle cellule cancerose. Spesso, tuttavia, il glioblastoma si dimostra resistente ai farmaci pensati per colpire LSD1. Obiettivo del progetto sarà analizzare gli effetti della rimozione di LSD1 nelle cellule di glioblastoma in vitro. In particolare, verranno identificati e valutati i cambiamenti nell’attività di alcuni geni chiave della regolazione metabolica, resistenti all’inibizione farmacologica di LSD1. I risultati permetteranno di disegnare terapie ad hoc per pazienti difficilmente trattabili.

Brunella Costanza Nata a Belvedere
Marittimo (CS) nel 1987, Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università della Calabria, Rende (CS), PhD in Biomedical and Pharmaceutical Science presso la University of Liege (Belgio).

 

Svolgerà la sua ricerca presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano grazie al sostegno della nostra Associazione in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano. Anche nel caso di Brunella siamo pervenuti a tale scelta con l’aiuto della Professoressa Maria Grazia Masucci, Docente al Karolinska Institute di Stoccolma e Ricercatrice di fama internazionale, che ha accettato generosamente di supportarci.

Al seguente link, si può leggere la lettera, relativa all’accordo raggiunto tra la nostra Associazione e la Fondazione Veronesi: https://www.ildonodirossana.it/images/uploads/il-dono-di-rossana-accordo-fondazione-veronesi-2021.pdf.

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Il primo progetto del 2020 – sostegno della borsa di ricerca della Dr.ssa Oriana Romano

 

Titolo del progetto: combattere il glioblastoma colpendo le sue cellule staminali. Obiettivo in sintesi: Identificare nuove terapie farmacologiche mediante lo studio delle cellule staminali del glioblastoma.

 

Il glioblastoma è il più frequente e letale tumore cerebrale. I suoi tratti altamente maligni sono sostenuti da cellule staminali aberranti che, invece di generare tessuto
normale, danno origine a una neoplasia maligna. Queste cellule sono resistenti alle terapie farmacologiche e hanno la capacità di migrare e diffondere la malattia, 
causando recidive e rendendo inefficace qualsiasi intervento curativo. L’azione aberrante di queste cellule è in parte determinata dal malfunzionamento di alcuni geni. Studi preliminari suggeriscono che le proteine regolatrici YAP/TAZ, necessarie per la generazione di masse tumorali in vitro, siano coinvolte in tale attività aberrante, rappresentando un potenziale bersaglio per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Scopo di questo progetto è la caratterizzazione molecolare delle cellule staminali del glioblastoma e l’individuazione dei meccanismi biologici regolati da YAP/TAZ. I risultati di queste analisi saranno integrati con l’attività farmacologica di migliaia di composti per individuare molecole in grado di inattivare le cellule staminali del glioblastoma.

 

Oriana Romano Nata a Palermo nel 1988 Laureata in Biotecnologie Mediche all’Università di Modena e Reggio Emilia Dottorato in Medicina Rigenerativa e molecolare all’Università di Modena e Reggio Emilia.

 

Svolgerà la sua ricerca all’Università di Modena e Reggio Emilia grazie al sostegno della nostra Associazione in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano. Anche nel caso di Oriana siamo pervenuti a tale scelta con l’aiuto della Professoressa Maria Grazia Masucci, Docente al Karolinska Institute di Stoccolma e Ricercatrice di fama internazionale, che ha accettato generosamente di supportarci.

Il secondo progetto del 2020- contributo ad un progetto sviluppato presso l’IRST di Meldola (FC). Titolo del progetto: Sviluppo di un modello tridimensionale preclinico per studiare la biologia dei tumori cerebrali

 

I GLIOMI – I tumori cerebrali colpiscono il sistema nervoso centrale. In Europa vengono diagnosticati 5 nuovi casi di tumore cerebrale ogni 100.000 individui ogni anno e sono la causa del 2% delle morti per tumore. Tra tutti i tumori cerebrali, una delle sottoclassi più importante è quella rappresentata dai gliomi, tumori che originano dalle cellule gliali del cervello e che possono presentarsi con diversi gradi di aggressività (dal primo al quarto) e con diversa prognosi. I gliomi a basso grado, cioè grado uno e due, presentano una migliore prognosi per il paziente rispetto ai gliomi ad alto grado ma, durante il decorso della malattia, possono progredire diventando più aggressivi. Per questo motivo, risulta importante studiare l’aggressività e l’eterogeneità di questi tumori per capire il meccanismo alla base della progressione. La mancanza di modelli preclinici capaci di mimare il microambiente cerebrale tumorale è una delle ragioni per cui la ricerca progredisce lentamente in questo campo. L’acquisizione di caratteristiche simil-staminali contribuisce, probabilmente, alla natura maligna dei gliomi di alto grado e può essere responsabile dell’inizio, della crescita e della recidiva di questi tumori. A questo proposito, sebbene il tradizionale sistema di coltura cellulare bidimensionale (2D) sia stato ampiamente utilizzato nella ricerca sul cancro, ha dimostrato limiti nel mantenimento delle proprietà staminali delle cellule tumorali e nel riprodurre il microambiente in vivo. Questi limiti sono parzialmente responsabili del divario esistente tra risultati preclinici e clinici. Al fine di superare questi ostacoli, sono stati sviluppati diversi sistemi di coltura tridimensionale (3D) per imitare meglio la nicchia tumorale. In particolare, le cellule tumorali coltivate in strutture 3D possono rappresentare un modello in vitro superiore per l’interazione cellula-cellula e cellula-matrice extracellulare (ECM). Per i motivi presentati, questo progetto si prefigge di sviluppare un nuovo sistema di coltura 3D che permetta di mimare il microambiente tumorale nella sua architettura, permettendo quindi di studiare la crescita tumorale ed identificare i meccanismi che forniscono la capacità invasiva e migratoria. Obiettivo primo anno: Sviluppare e sintetizzare il modello preclinico con l’architettura cerebrale per mimare il microambiente tumorale. Successivamente testeremo questo nuovo modello con le cellule tumorali per verificarne l’applicabilità. Alla scelta e all’individuazione del nuovo progetto si è pervenuti anche grazie al supporto della Professoressa Maria Grazia Masucci, Ricercatrice e Docente del Karolinska Institute di Stoccolma.

Al seguente link, si può leggere la lettera, relativa all’accordo raggiunto tra la nostra Associazione e l’IRST di Meldola: https://www.ildonodirossana.it/images/uploads/Il-Dono-di-Rossana-Accordo-IRST-2020.pdf. Al seguente link, si può leggere la nuova lettera, relativa al nuovo accordo raggiunto tra la nostra Associazione e la Fondazione Veronesi: https://www.ildonodirossana.it/images/uploads/Il-Dono-di-Rossana-Progetto-Ricerca-2020-Lettera-Romano.pdf.

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Il secondo progetto del 2019 – sostegno della borsa di ricerca del Dr. Francesco Antonica

 

I gliomi sono un gruppo di neoplasie maligne che possono svilupparsi in qualsiasi distretto del sistema nervoso centrale: originano da cellule della “glia” (cellule del sistema nervoso che non sono neuroni), come gli astrociti, gli oligodendrociti e le cellule ependimali – che rivestono l’epitelio dei ventricoli cerebrali e il canale centrale del midollo spinale. I gliomi possono essere inoltre classificati in base all’aggressività: i gliomi di terzo grado e di quarto grado sono conosciuti come gliomi ad alto 
grado, caratterizzati da una forte malignità, dall’esito infausto e dal fatto di colpire principalmente in età infantile. Inoltre, sebbene esistano dei modelli in grado di simulare la malattia per gli adulti (permettendoci di sviluppare nuovi farmaci e strategie terapeutiche), le nostre conoscenze sui gliomi infantili sono ancora limitate.

 

Francesco Antonica, ricercatore presso il “Department of Cellular, Computational and Integrative Biology – CIBIO” dell’Università degli Studi di Trento, studia 
come sviluppare nuovi modelli per la cura dei gliomi infantili di alto grado grazie al sostegno della nostra Associazione in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Anche nel caso di Francesco siamo pervenuti a tale scelta con l’aiuto della Professoressa Maria Grazia Masucci, Docente al Karolinska Institute di Stoccolma e Ricercatrice di fama internazionale, che ha accettato generosamente di supportarci.

 

Il titolo del progetto è: Creazione di nuovi modelli per il tumore cerebrale pediatrico

 

Come già ricordato i gliomi di alto grado rappresentano la forma più aggressiva e mortale tra i tumori pediatrici. Diversamente dagli adulti, dove la chirurgia è spesso il primo di una serie di trattamenti, nei pazienti pediatrici gli unici approcci terapeutici possibili sono la radioterapia e la chemioterapia. Purtroppo i chemioterapici attualmente utilizzati sono stati sviluppati per il trattamento del glioma negli adulti, e ciò fa sì che i pazienti pediatrici abbiano una risposta terapeutica più bassa e una prognosi peggiore. Il principale problema nella creazione di farmaci mirati per le forme pediatriche di glioma è l’assenza di modelli sperimentali adeguati: quelli esistenti, infatti, simulano il glioma degli adulti. Obiettivo del progetto sarà creare un modello sperimentale per il tumore cerebrale pediatrico. Per ricreare un modello il più fedele possibile verranno utilizzate cellule cerebrali dove verrà indotta l’espressione di alcuni geni specifici, scegliendo proprio quei geni che sono risultati iper-spressi in precedenti campioni provenienti da cellule di glioma pediatrico. Il risultato potrebbe diventare uno strumento valido nella ricerca di nuovi approcci terapeutici 
focalizzati alle forme infantili di glioma.

 

 

Il primo progetto del 2019 - sostegno della borsa di ricerca della Dr.ssa Eleonora Vannini

Coerentemente con la propria mission, nei primi mesi del 2019, l’Associazione ha scelto di finanziare un progetto di ricerca strettamente inerente i tumori cerebrali. Si tratta del progetto presentato dalla Dr. ssa Eleonora Vannini, che attualmente opera presso l’Istituto Neuroscienze del CNR di Pisa. L’argomento del progetto riguarda la ricerca su una proteina chimerica come innovativa terapia contro il Glioblastoma ( la forma più aggressiva dei tumori cerebrali ). Siamo prevenuti a tale scelta, grazie alla collaborazione iniziata con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano che ha operato un primo screening tra i progetti a disposizione. La scelta è stata in seguito effettuata con l’aiuto della Professoressa Maria Grazia Masucci, Docente al Karolinska Institute di Stoccolma, e Ricercatrice di fama internazionale, che ha accettato di supportarci a titolo assolutamente gratuito. A lei va la nostra gratitudine.

In estrema sintesi, il progetto della Dr. ssa Vannini consiste nel produrre una strategia alternativa per il trattamento del GBM avvalendosi di una proteina batterica dalle grandi potenzialità. Più in dettaglio, i tumori cerebrali primari più comuni sono i gliomi e il Glioblastoma Multiforme (GBM) è la forma più aggressiva. La terapia standard per questa patologia consiste nella resezione chirurgica della massa tumorale, seguita da cicli di radio- e chemioterapia. Questo tipo di intervento non è però abbastanza efficace per curare il GBM; da qui l’estrema urgenza di trovare strategie innovative per aggredire tale patologia. In studi precedenti, la Dr. ssa Vannini ha dimostrato che il CNF1 (Cytotoxic Necrotizing Factor 1), somministrato in una finestra terapeutica clinicamente rilevante, non solo provoca la morte di cellule di GBM murine ed umane, aumentando la sopravvivenza dei modelli animali di questa patologia, ma incrementa anche la funzionalità e la plasticità neuronale ( la facoltà del cervello di recuperarsi e ristrutturarsi ) della zona peritumorale. Ad oggi, però, la somministrazione del CNF1 è fattibile solo in loco, cioè dopo la resezione della massa tumorale; pertanto, l’obiettivo di questo progetto è quello di ingegnerizzare il CNF1 per somministrarlo in maniera sistemica, facendolo passare oltre la barriera ematoencefalica e permettendogli di effettuare la sua azione al livello delle cellule di glioma. L’ingegnerizzazione del CNF1 dovrebbe avvenire per collegamento con un’altra molecola, invece già in grado per le sue caratteristiche, di oltrepassare la barriera ematoencefalica.

 

Al seguente link, si può leggere la lettera, relativa all’accordo raggiunto tra la nostra Associazione e la Fondazione Veronesi: https://www.ildonodirossana.it/images/uploads/Il-Dono-di-Rossana-Progetto-Ricerca-2019.pdf. Al seguente link, si può leggere la nuova lettera, relativa al nuovo accordo raggiunto tra la nostra Associazione e la Fondazione Veronesi: https://www.ildonodirossana.it/images/uploads/Il-Dono-di-Rossana-Progetto-Ricerca-2019-Lettera-Antonica.pdf.

Al seguente link il CV della ricercatrice dottoressa Eleonora Vannini https://www.researchgate.net/profile/Eleonora_Vannini

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“Il dono di Rossana” si prefigge di raccogliere fondi da destinare alla ricerca sul tumore al cervello perché altri giovani, colpiti dalla stessa malattia di Rossana, possano avere la speranza di guarire. La ricerca è l’unica strada contro questa malattia. L’esiguità dei casi (si parla di circa 7 mila nuovi malati l’anno) rispetto ad altre neoplasie fa sì che le risorse destinate allo studio di questa patologia siano insufficienti. È importante raccogliere fondi per la ricerca perché tutti i malati hanno il diritto di coltivare la speranza. Questo è “Il dono di Rossana”. Anche tu puoi aiutarci a finanziare la ricerca scientifica con un prezioso contributo.

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Acquistando i libri di Maria Teresa Innocente, disponibili in tutte le librerie on-line (oppure contattaci). I diritti d’autore dei volumi saranno interamente devoluti all’associazione Il dono di Rossana. È Rossana Diario di una vita con il mio Angelo (Youcanprint 2020) - Come fiori liberi - Poesie (Youcanprint 2021) - L’alba che ci aspetta (Youcanprint 2023).

Il dono è la risposta

Rossana era una bella e giovane donna. Sprizzava vitalità ed energia contagiose. Era una ragazza solare e generosa che irradiava una luce speciale. Era innamorata della vita, Rossana, della quale ha accolto con coraggio ogni risvolto. Se n’è andata a 26 anni per un cancro al cervello, contro il quale ha lottato con la grinta di una leonessa. E in quegli anni di lotta dura e difficile, ma anche di vita piena e ricca di relazioni positive, Rossana tante volte ha confidato a chi le era accanto che avrebbe voluto dedicare tempo e risorse a chi si fosse trovato a percorrere il suo stesso calvario. Perché la malattia non l’ha mai portata a ripiegarsi sul suo dolore, non l’ha resa insensibile alla sofferenza altrui. Anzi, più il male progrediva e più lei sapeva guardare avanti e guardarsi attorno e, nella sua ricerca di dare un senso a quanto le stava accadendo, ha maturato ogni giorno di più uno sguardo aperto sul dolore dell’altro.

Rossana è stata un dono per chiunque l’abbia incontrata. Un dono che continua ancora oggi, grazie a quanti hanno voluto raccogliere la sua eredità e dare vita all’associazione “Il dono di Rossana”. Un’associazione di volontariato che si prefigge di raccogliere fondi da destinare alla ricerca sul tumore al cervello, perché altri giovani colpiti dalla stessa malattia di Rossana possano avere la speranza di guarire.

La ricerca è l’unica strada contro questa malattia che, fino ad ora, pare non lasciare scampo. Il cancro al cervello è la terza causa di morte nei giovani, dopo gli incidenti stradali e la leucemia: la sopravvivenza non va quasi mai oltre i 5 anni dalla diagnosi. Ma l’esiguità dei casi (si parla di circa 7 mila nuovi malati l’anno) rispetto ad altre neoplasie fa sì che le risorse destinate allo studio di questa patologia siano scarse. Il tumore cerebrale è, oggi, orfano di terapia e di ricerca: si combatte solo con la chirurgia, la chemio e la radioterapia.

Ecco perché è importante raccogliere fondi per la ricerca, ma è anche importante sensibilizzare l’opinione pubblica. Il silenzio uccide due volte. Di questa malattia bisogna parlare, le persone ammalate non vanno lasciate sole, le loro famiglie vanno sostenute. Perché tutti i malati hanno il diritto di coltivare la speranza, il dono più prezioso. Questo è “Il dono di Rossana”: speranza, cura, generosità, attenzione, solidarietà per tanti giovani ammalati e per le loro famiglie. Ma anche riflettori puntati su una malattia dimenticata.

“Rossana avrebbe voluto donare il suo tempo agli ammalati, il suo denaro alla ricerca – confida sua mamma, Maria Teresa –. Ha autorizzato ogni medico che l’abbia avuta in cura a utilizzare le sue cartelle cliniche, affinché la sua malattia fosse fonte di speranza per altri”.

Aiutateci a far sì che il suo desiderio trovi compimento. A far sì che la sua giovane vita porti ancora, e a lungo, buoni frutti: frutti di speranza, di cura, di attenzione, di solidarietà. Frutti di bene. Aiutateci a dare un significato alla partenza di Rossana. Perché la morte non abbia l’ultima parola. E perché la vita vinca ancora e sempre.

Sabina Fadel, giornalista

Trasparenza

Associazione “Il dono di Rossana”

“Il dono di Rossana” e’ un’associazione di volontariato costituita per ricordare Rossana Milazzo, per sensibilizzare sull’importanza e la necessità di sostenere la ricerca scientifica e per raccogliere fondi da destinare in particolare alla ricerca sui tumori cerebrali perché altri giovani, colpiti dalla stessa malattia di Rossana, possano avere la speranza di guarire.

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